Intestino alterato dopo una terapia con ppi (inibitori di pompa protonica): il ruolo benefico dei fermenti lattici

Una terapia con PPI (inibitori di pompa protonica) può alterare la flora batterica intestinale ed esporci a un maggior rischio di squilibrio intestinale? Vediamo di scoprire di più sull’utilizzo degli inibitori di pompa protonica e sull’utilità dei fermenti lattici in questa situazione.

Donna che sorride

Cosa sono e a cosa servono gli inibitori di pompa protonica?

Gli inibitori di pompa protonica o PPI sono farmaci gastroprotettori che si assumono per ridurre nello stomaco la produzione di acido cloridrico. Si tratta di una molecola essenziale che, tuttavia, se presente in eccesso, può dare origine a bruciore a livello di stomaco ed esofago.

L’impiego degli inibitori di pompa protonica ha sensibilmente migliorato la qualità della vita di chi soffre dei cosiddetti “disturbi acido-correlati”. Ci riferiamo alla malattia da reflusso gastroesofageo, la gastrite cronica e l’ulcera gastroduodenale.

Grazie ai PPI, molte persone hanno potuto evitare l’intervento chirurgico, fino a qualche tempo fa l’unico trattamento possibile per risolvere un’ulcera gastrica.

Gli inibitori della pompa protonica vengono di solito prescritti, insieme agli antibiotici, anche quando è necessario eliminare dallo stomaco l’Helicobacter pylori (batterio spesso all’origine di gastrite cronica e ulcera).

Tali farmaci sono indicati anche per proteggere le pareti dello stomaco quando è necessario assumere farmaci che aumentano la secrezione acida o che sensibilizzano lo stomaco.

Perché si chiamano “inibitori di pompa protonica”? Poiché inibiscono in modo mirato la pompa protonica gastrica, responsabile dell’acidità dello stomaco.

In che modo una terapia con PPI potrebbe influire sull’equilibrio intestinale?

Nello svolgere la loro azione, gli inibitori di pompa bloccano o rallentano la naturale attività acidificante dello stomaco, indispensabile per svolgere alcune funzioni gastriche fisiologiche.

Questi farmaci inibiscono l’ambiente acido-gastrico, necessario per rimuovere parassiti, batteri nocivi e funghi naturalmente presenti in ciò che mangiamo, prima che il cibo finisca nell’intestino.

Questa condizione va a svantaggio soprattutto di alcuni batteri buoni che svolgono azioni benefiche sull’intestino e sulla salute umana in generale.

Il passaggio nell’intestino di microrganismi ‘cattivi’ genera una condizione di disbiosi intestinale (alterazione della fisiologica composizione microbica del nostro intestino) e una possibile iperattivazione del sistema immunitario, favorendo l’esposizione dell’organismo ad alcune patologie.

In generale, quasi tutti i farmaci che assumiamo non agiscono soltanto sul disturbo di cui si soffre, ma anche ad altri livelli. Per questa ragione, accanto agli effetti principali desiderati, possono manifestarsi anche i famosi effetti collaterali.

Perché dopo una terapia con PPI può essere utile assumere fermenti lattici?

Inibendo la funzione della pompa protonica gastrica, i PPI fanno aumentare il pH sia dello stomaco, sia del primo tratto dell’intestino, rendendolo un po’ meno acido.

Questo cambiamento può influire sensibilmente sul microbiota intestinale, cioè l’insieme di tutti i batteri che convivono in equilibrio tra loro sulla mucosa intestinale.

In particolare, quando il pH aumenta, i batteri buoni e protettivi dell’apparato gastroenterico faticano a sopravvivere e a moltiplicarsi. Al contrario, specie batteriche potenzialmente patogene possono proliferare in modo anomalo e causare fastidiosi disturbi a livello intestinale.

Per questi motivi, durante untrattamento prolungato con inibitori della pompa protonica, si può contribuire a ridurre il rischio di disbiosi intestinale con l’assunzione di fermenti lattici. Si tratta di batteri vivi e vitali, ad azione benefica, in grado di equilibrare la microflora intestinale alterata e rafforzare la barriera intestinale.

In questa situazione, i fermenti lattici rappresentano un buon alleato nell’associazione con i PPI perché consentono di andare a rafforzare o ripristinare i gruppi batterici ridotti dall’inibizione della secrezione acida. Ricordiamo che sulla mucosa intestinale coesistono grandi numerosità di specie batteriche, in simbiosi con il nostro organismo.

Sarà quindi molto importante assumere prodotti che contengono fermenti lattici in quantità e di specie diverse. Infatti, maggiori saranno varietà e diversificazione di specie, maggiori saranno le possibilità di colonizzare l’intestino con le specie esistenti, rafforzando la barriera intestinale.

I fermenti lattici devono essere in grado resistere alla secrezione acida e ai sali biliari, per attecchire alla mucosa intestinale. Questa resistenza, però, non deve essere trasferita ad altri batteri, soprattutto i patogeni. Quali sono le caratteristiche che i fermenti lattici devono possedere in termini sicurezza e di efficacia?

I batteri buoni devono arrivare vivi e vitali nell’intestino, senza essere né uccisi né danneggiati dai succhi gastrici acidi o dalla bile leggermente basica: i fermenti lattici in grado di fare ciò sono definiti “gastroresistenti”.

Una volta giunti nell’intestino, i batteri buoni devono moltiplicarsi, aderire alla mucosa e colonizzare l’intestino per un tempo sufficiente ad attivare il riequilibrio del microbiota endogeno, cioè la fisiologica composizione microbica intestinale.