Pancia gonfia in allattamento: come ridurre il disturbo?

Il gonfiore dell’addome è una sensazione di aumentata tensione a livello addominale, causata dall’eccessivo accumulo di gas nello stomaco e/o nell’intestino (meteorismo). La pancia gonfia in allattamento è una condizione che non deve spaventare, anche se fastidiosa. Vediamo meglio di cosa si tratta e come ridurre il disagio.

Donna e bambino distesi su un letto

Pancia gonfia in allattamento, quali cause?

La pancia gonfia può manifestarsi con sintomi come dolori all’addome, emissione di gas e rumori intestinali percepibili, detti “borborigmi”. Il gonfiore addominale dopo aver partorito e durante l’allattamento non è una condizione patologica, perciò le neomamme non devono preoccuparsi. Ma cosa succede dopo il parto? Dopo la gravidanza e il parto, il corpo di una donna impiegherà qualche tempo per tornare all’equilibrio precedente, per una serie di ragioni. Ecco quali.

Modificazioni fisiologiche della muscolatura addominale

Il periodo gestazionale e il puerperio sono caratterizzati da una trasformazione morfo-strutturale generale dell’organismo della donna, in particolare della muscolatura addominale. Infatti, nel giro di pochi mesi, la muscolatura addominale deve dilatarsi per consentire l’accrescimento del feto. Inoltre, il pavimento pelvico è sottoposto a un sovraccarico dovuto dall’aumento del peso del feto.

muscoli addominali possono restare “rilassati” anche per alcuni mesi. Infatti, i muscoli e l’utero hanno bisogno di tempo per ritonificarsi e tornare in forma, dopo i nove mesi di gravidanza (il volume dell’utero aumenta e raggiunge le massime dimensioni nel terzo trimestre) e l’esperienza espulsiva del parto, che impone un micro- trauma all’area addominale-pelvica.

 

Variazioni ormonali che possono causare stitichezza e gonfiore

Inoltre, è possibile che si formi del gas a livello intestinale, che di solito si riduce nel giro di poco tempo: nel periodo successivo al parto, la regolarità intestinale potrebbe essere rallentata. Episodi di stitichezza non riguardano solo il periodo della gravidanza, ma si verifica frequentemente anche dopo il parto.

Infatti, dopo la nascita del bambino, l’organismo della donna va incontro a un periodo di riassestamento, caratterizzato dall’abbassamento dei livelli di progesterone, un ormone prodotto durante la gravidanza, fondamentale per la conservazione e il corretto sviluppo dell’embrione del feto. Il livello di progesterone è elevato negli ultimi mesi di gravidanza, per promuovere il rilassamento dei tessuti nella zona genitale in vista del parto.

La riduzione dei livelli di progesterone post-partum provoca una serie di cambiamenti che coinvolgono anche gli organi addominali, compreso l’intestino, con un rallentamento della peristalsi intestinale e la formazione di feci dure difficili da espellere. La comparsa di stitichezza può causare distensione addominale, gonfiore e sensazione di pienezza.

Consigli pratici per ridurre la pancia gonfia in allattamento

Per eliminare la sensazione di gonfiore addominale è possibile mettere in pratica qualche accorgimento utile:

Indossare la pancera

È consigliabile scegliere un modello che sostenga senza costringere, in tessuto elastico e con fasce laterali regolabili, che aiuti a “sostenere” e a scaricare il pavimento pelvico dall’eccesivo peso dei visceri addominali.

Comportamenti alimentari corretti

È meglio non coricarsi subito dopo mangiato, poiché la posizione sdraiata può interferire con i processi digestivi, peggiorando la sensazione di gonfiore. Ricordiamo di masticare a lungo e non mangiare frettolosamente, per non introdurre aria (aerofagia) che potrebbe acuire il gonfiore addominale. Rinunciamo a pasti troppo abbondanti, ma suddividiamo l’assunzione di cibo in cinque pasti durante la giornata (i tre principali e due spuntini).

Preferiamo alcuni alimenti ad altri

Nella dieta vanno limitati (non eliminati) i cibi “produttori di gas”, come cipolle, cavoli, broccoletti. Cerchiamo di eliminare fritture, dolciumi, alimenti processati, snack, bevande gassate, che potrebbero peggiorare l’irritazione della mucosa intestinale. Ridurre il consumo di sale, che provoca ritenzione di liquidi e quindi gonfiori.

Beviamo acqua, almeno un litro e mezzo al giorno, per ammorbidire le feci e facilitarne l’espulsione. È molto utile anche consumare regolarmente frutta e verdura, privilegiando kiwi, prugne, pere, zucchine e zucca che ammorbidiscono le feci favorendo l’evacuazione. Meglio limitare invece patate, carote, banane e mele che rallentano l’attività intestinale.

Utilizziamo fermenti lattici

Si tratta di batteri vivi e vitali, ad azione benefica, in grado di equilibrare la fisiologica flora batterica intestinale, che può essere alterata, e che ha un ruolo importante sulla barriera intestinale e sul sistema immunitario. Ogni persona, nel corso della propria vita, sviluppa una microflora batterica personale, unica, che la identifica come accade con le impronte digitali.

Ciascuno di noi ha quindi una propria, personale impronta digitale batterica, o fingerprint batterico, diversa da chiunque altro perché determinata da singole variabili individuali. Le differenze nella composizione della microflora batterica di ciascun individuo sono determinate da tanti fattori.

È dunque importante integrare un’alimentazione adeguata con l’assunzione di prodotti che contengono fermenti lattici di diversi ceppi, specie e genere perché agiscano in sinergia e con una maggiore probabilità di colonizzare l’intestino, integrare i microrganismi mancanti.

Facciamo una passeggiata al giorno

Infatti, un’attività motoria leggera favorirà il transito intestinale e alleggerirà la sensazione di gonfiore addominale. Anche una semplice passeggiata di 20 o 30 minuti nei pressi di casa può aiutare.

Ricordiamo che il corpo di una neomamma deve riallinearsi alle condizioni pre- gravidanza, perciò qualche piccolo disturbo è del tutto normale. Per qualunque dubbio o timore non esitiamo a confrontarci con il nostro ginecologo di fiducia.