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La sindrome dell’intestino irritabile, definita anche “colite spastica” o semplicemente “colite”, affligge molti di noi. Parliamo di un disturbo caratterizzato da una sintomatologia varia e fastidiosa a livello intestinale. Fasi acute si alternano a periodi in cui i sintomi sono quasi lievi o del tutto assenti. Scopriamo di più su questo problema.
La sindrome dell’intestino irritabile può essere definita come un disturbo cronico e ricorrente delle funzioni dell’apparato gastrointestinale. Questa condizione coinvolge il colon e l’intestino tenue, con un’alterazione dei movimenti intestinali (peristalsi intestinale), della sensibilità dolorosa e della produzione di liquidi.
L’attività dell’intestino (motilità, sensibilità e secrezione) è regolata dal cervello, e può subire delle variazioni. Tali alterazioni possono provocare una sintomatologia piuttosto varia e cambiamenti nelle funzioni intestinali quali diarrea, stitichezza o un’alternanza di entrambe (si parla di alvo alterno).
L’andamento del disturbo ha carattere fluttuante. Nel corso degli anni, chi soffre di questo problema può alternare fasi durante le quali i sintomi non compaiono o compaiono moderatamente, a fasi acute, caratterizzate da sintomi fastidiosi e spesso debilitanti, che rischiano di rallentare e compromettere le attività quotidiane.
Talvolta, anche condizioni normali possono stimolare l’intestino, come ad esempio consumare un pasto, avere il ciclo mestruale: situazioni abituali possono determinare una risposta eccessiva dei movimenti intestinali, con un inasprimento del problema.
Come abbiamo accennato, la sintomatologia dell’irritabilità intestinale è piuttosto varia. L’intestino irritabile si presenta con alcuni sintomi ricorrenti:
In generale, perché si parli di intestino irritabile, il dolore o fastidio addominale deve essere presente per almeno tre giorni al mese negli ultimi tre mesi, in associazione a due o più delle seguenti condizioni:
Possiamo affermare che, se per almeno sei mesi continui la sintomatologia addominale compare frequentemente, si soffre presumibilmente di irritabilità intestinale.
Le cause dell’intestino irritabile sono ancora molto discusse. Fattori emotivi, alimentari, ormonali o l’assunzione di farmaci possono scatenare o aggravare i sintomi gastrointestinali. Storicamente, il disturbo è stato spesso valutato come prevalentemente psicosomatico.
In linea generale, la sindrome dell’intestino irritabile si manifesta come sintomo di un’alterazione della flora batterica intestinale. Infatti, il nostro intestino è abitato da una moltitudine di microrganismi in equilibrio tra loro e con l’ospite umano, in parte batteri buoni e in parte potenzialmente dannosi: il microbiota intestinale o microflora normale.
La microflora intestinale varia da una persona all’altra: è possibile affermare che ciascuno di noi possiede una propria “impronta digitale batterica” (fingerprint batterico). La salute intestinale dipende dall’equilibrio fisiologico della microflora, a sua volta fondamentale per il benessere di tutto l’organismo.
Per vari motivi, può accadere che questo equilibrio si alteri, con una proliferazione anomala dei microrganismi nocivi. In questo caso, si parla di disbiosi intestinale, e questa condizione può comportare l’insorgenza di vari problemi: l’irritabilità intestinale è tra questi.
Tra i fattori che possono aggravare l’irritabilità intestinale possiamo individuare:
Stress e tensione. Infatti, l’intestino è spesso bersaglio di ansia e preoccupazioni.
Per migliorare la nostra situazione intestinale, è possibile mettere in pratica misure sia a livello alimentare, sia a livello comportamentale:
Possiamo assumere fermenti lattici vivi per promuovere il fisiologico benessere intestinale. La loro azione favorisce l’equilibrio della fisiologica microflora intestinale, spesso alterata. Non dimentichiamo che sulle pareti intestinali coesistono numerose e differenti specie batteriche, in equilibrio tra di loro e con il nostro organismo: assumere prodotti che contengono fermenti lattici in quantità e specie diverse è perciò fondamentale. Infatti, maggiori sono la varietà e la diversificazione delle specie, più probabile sarà la colonizzazione dell’intestino con le specie esistenti.
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